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Le nuove tutele del lavoro autonomo

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Focus sulla legge per l’autonomia

C’è chi parla del 2016 come l’anno dei free-lance, noi iniziamo dal mettere a fuoco gli intenti e le prospettive per adesso auspicate.

Nella riunione del 28 gennaio 2016, il Consiglio dei ministri  ha approvato in via preliminare un disegno di legge recante misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e per favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.
L’intervento normativo si sta costruendo sulla base della presa di coscienza rispetto alle profonde trasformazioni sul territorio nazionale, in merito al sistema produttivo. I dati Istat sottolineano che le forme autonome di lavoro hanno subito in modo aggravato le conseguenze della crisi economica, costituendo il corpo sociale che più consistentemente è scivolato verso il rischio della povertà e dell’esclusione sociale.
I lavoratori autonomi mostrano particolare fragilità nel contesto occupazionale, anche sul versante del precariato. Alla base di queste condizioni generali di fragilità non c’è tanto la definizione della prestazione di lavoro autonomo, quanto la mancanza particolarmente sentita e palpabile di interventi. Un’assenza che si avverte specie nei momenti di difficoltà personale o di assenza obbligata dal lavoro, come in caso di malattia o di maternità. Nonostante l’ampia portata dei fenomeni economici e sociali che stiamo vivendo, il nostro sistema giuridico non aveva ancora affrontato in maniera sistematica le esigenze che caratterizzano le attività dei genuini prestatori di lavoro autonomo.

Il disegno di legge potrebbe costruire un sistema di diritti e welfare moderno capace di sostenere il presente e tutelare il futuro dei lavoratori autonomi.

Mettiamo a Fuoco…

Nello specifico, il Governo, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato il disegno di legge recante misure per:

  • tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale;
  • favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.
 Quale contratto tutela l’autonomia?

Le norme di maggior rilievo a tutela del lavoratore autonomo non imprenditore, riguardano:

1) il divieto di inserire nei contratti di lavoro autonomo clausole c.d. abusive (ossia che realizzino un eccessivo squilibrio contrattuale a favore del committente), a pena di nullità;

2) una regolamentazione chiara delle invenzioni del collaboratore, nel senso di garantire a quest’ultimo il diritto di utilizzo economico degli apporti originali realizzati nell’esecuzione del contratto, salvo il caso che l’attività inventiva costituisca l’oggetto del contratto di lavoro e sia a tal fine retribuita;

3) la previsione della piena deducibilità delle spese sostenute dal collaboratore per la partecipazione a convegni o corsi di aggiornamento professionale e per la certificazione delle competenze, orientamento ed aggiornamento professionale, entro determinati limiti di spesa;

4) il diritto delle collaboratrici madri a percepire l’indennità di maternità a carico INPS, a prescindere dall’effettiva astensione dall’attività, ed il diritto ai congedi parentali;

mamma che lavora con bambino
Il lavoratore autonomo può ammalarsi?

5) la tutela della gravidanza e della malattia, mediante la previsione del divieto di estinzione automatica del rapporto in favore della sua sospensione (senza diritto al compenso e senza proroga della eventuale scadenza) nel periodo di assenza del collaboratore, salvo il diritto del committente a recedere dal contratto in caso di malattia la cui durata superi determinati limiti stabiliti dal ddl, nonché mediante la previsione per cui i periodi di malattia certificata come conseguente a trattamenti terapeutici di malattie oncologiche sono equiparati alla degenza ospedaliera;

6) l’espresso assoggettamento delle eventuali controversie al rito del lavoro;

7) la modifica dell’art. 409, c. 3, c.p.c. relativo all’applicazione del rito del lavoro anche alle controversie aventi ad oggetto le collaborazioni coordinate e continuative, mediante l’inserimento della precisazione per cui si ha l’elemento del “coordinamento” ogni qual volta il collaboratore organizza autonomamente la propria attività nel rispetto delle modalità di coordinamento concordate tra le parti .

Il disegno di legge prevede agevolazioni fiscali consistenti nella deducibilità integrale di spese sostenute per la formazione continua, per la personalizzazione delle certificazioni di competenze anche a sostegno all’auto-imprenditorialità

Allo stesso tempo si predispone la possibilità di avviare stipule di polizze assicurative sottolineando l’opportunità di far espandere ancora di più il mercato delle assicurazioni, al fine ultimo di abbattere i costi per il lavoro autonomo.

Ottima possibilità dato il periodo di crisi anche nel precariato è la prospettiva di aprire sportelli dedicati al lavoro autonomo nei centri per l’impiego.

Autonomia è sinonimo di imprenditoria?

Dulcis in fundo la proposta parla di parificare i lavoratori autonomi ai piccoli imprenditori per poter accedere ai PON (Programmi Operativi Nazionali cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo – FSE e/o dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale – FESR ) e POR (Programmi Operativi Regionali finanziati da FSE e FESR );

… aspettiamo gli scatti sull’evoluzione di queste prospettive… 

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